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SPECIALE RIVISTA SAN FRANCESCO: 'IL GELO DEI DIRITTI UMANI'. GOD IS BLACK, L'EDITORIALE

Andrea Cova
Pubblicato il 30-11--0001

Migranti assiderati o uccisi dal freddo. Questo è ciò a cui sta portando la chiusura della rotta balcanica decisa la scorsa primavera: 8.000 persone sono bloccate in Serbia, con temperature che raggiungono i 16 gradi sotto lo zero e senza un adeguato abbigliamento per far fronte alle basse temperature.

La Serbia, che non fa parte dell’Unione Europea, ha stretto però un accordo con essa per ospitare fino a 6.000 migranti, ma solo la metà vive in strutture adeguate. Dietro la stazione di Belgrado, vecchi capannoni industriali diventano alloggio per circa 2.000 persone. Per fronteggiare il gelo dormono ammassati uno sull’altro tra fuochi alimentati da rifiuti, riempiendo l’aria di fumo perché ogni spiraglio è coperto per evitare al freddo di diffondersi.

È qui, al confine con l’Ungheria, che la salvezza trova nel governo locale uno degli ostacoli più duri da superare. Budapest lascia passare solo 15 migranti al giorno, quindi, attraversare illegalmente il confine è l’unica possibilità, ma c’è, ovviamente, il rischio di essere respinti dalla polizia ungherese e deportati in Bulgaria o Macedonia.

Viktor Orbán, primo ministro ungherese, facendo prevalere “l’interesse della nostra auto-difesa” ha annunciato che tutti i migranti saranno arrestati, compresi i richiedenti asilo. Provvedimento ultranazionalista piuttosto che liberale, come si definisce il governo: saranno tutti indistintamente trattati come clandestini.

Stiamo riportando all’inferno migliaia di uomini, donne, vecchi e bambini che volevano uscirne; un inferno di gelo che ricorda il Cocito di Dante, ghiacciato dallo sbatter d’ali di Lucifero, mentre l’Unione Europea resta a guardare.

… un dio che è morto/nei campi di sterminio, dio è morto (...) scriveva il cantautore Francesco Guccini nel 1967. Versi che sembrano non lasciare speranza alcuna fino alla chiosa del testo: Ma penso/che questa mia generazione è preparata/a un mondo nuovo e a una speranza appena nata/ad un futuro che ha già in mano/a una rivolta senza armi/perché noi tutti ormai sappiamo/che se dio muore è per tre giorni e poi risorge/in ciò che noi crediamo, dio è risorto/in ciò che noi vogliamo, dio è risorto/nel mondo che faremo, dio è risorto.

Allora speriamo che “questa mia generazione” possa davvero essere pronta a prendere in mano il futuro.

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